Le magliette intrise di sudore, le panche dello spogliatoio, gli scherzi sotto la doccia, le scarpette da allacciare, il suono dei palloni che rimbalzano sul parquet. Da più di trent’anni accompagnano la vita di Fabio Berti e sono l’espressione della sua passione più grande, la pallacanestro. Non quella dei campioni Nba e nemmeno dell’Eurolega, non quella della serie A o della Nazionale. Il suo è un altro basket, più “povero”, perché la palla scuote la retina sui campi delle periferie, dei piccoli paesi, dove questo sport riscopre la sua dimensione più vera e ritrova valori che spesso si perdono lungo la strada del successo: l’amicizia, la gioia di stare insieme, il gusto di una cena dopo una partita, il piacere di insegnare a giocare a pallacanestro senza dover inseguire a ogni costo il risultato.
Allenatore, amministratore, assicuratore. Fabio Berti, 49 anni da compiere, il basket, il suo basket, prova a insegnarlo da tanti anni, dal 2007 lo fa anche con le ragazze più grandi del Basket Femminile Porcari. Lo fa con lo stesso spirito di sempre, con la passione e la voglia di divertirsi al primo posto. Lo fa nonostante sia assorbito da tanti altri impegni: il suo lavoro di assicuratore e non ultimo il ruolo di amministratore. Al Comune di Chiesina Uzzanese ricopre infatti la carica di vicesindaco, per il secondo mandato consecutivo. Un modo, anche quello, per rendersi utile, per mettersi al servizio della comunità.
“Sei lungo, vieni a giocare”. La voglia di provare un’esperienza nuova e la curiosità lo portano in palestra a 13 anni. E’ il custode dell’impianto di Chiesina, Manrico Bendinelli, a fermarlo un giorno per strada: “Tu che sei così alto perché non provi a giocare a basket?”. Detto e fatto. Fabio apre quella porta che non chiuderà più, conosce il mondo della palla a spicchi, si appassiona anche se da giocatore – dice – “ero una schiappa”.
E allora comincia ad allenare, parte con le giovanili, poi a Chiesina arriva Bruno Ialuna e Berti entra nello staff tecnico della prima squadra, tenendo però stretti i contatti con gli amici della formazione in cui aveva giocato.
La sfida del giorno dopo Natale. “Amicizie – racconta – che non si sono mai perse. Ogni anno il 26 dicembre ci ritroviamo tutti in palestra per giocare. Le prime volte ci contattavamo telefonicamente, ma negli ultimi anni non c’è più bisogno. Si va in automatico, l’appuntamento è alle 10 del mattino ed il gruppo è cresciuto perché c’è chi si porta dietro figli e nipoti”.
Eccolo il basket che piace a Berti. “Mi nutro di rapporti, mi piace stare in mezzo alle persone – spiega – e la pallacanestro mi dà questa opportunità”.
Il rilancio di Altopascio. Ci sono gli anni di Chiesina, quelli della prima squadra e del team Uisp e poi il contatto importante con Sergio Guidi, già patron dell’Altopascio che però opera solo a livello giovanile. Un contatto che contribuisce alla rinascita della prima squadra anche nella cittadina del Tau. E’ il 1990, il campionato quello di serie D, e Berti, allenatore, si porta con sé diversi ragazzi che aveva a Chiesina. Quattro stagioni in panchina, poi il ritorno a Chiesina prima del rientro a Altopascio ma con un’altra veste, a fianco di Adele Fanucchi (oggi responsabile del minibasket del Bf Porcari) per guidare la squadra femminile.
Berti resta nel club rosablù fino al 2000 poi fa altre esperienze muovendosi fra Massa e Cozzile, Monsummano, di nuovo Chiesina e Cerreto Guidi.
L’arrivo nel team delle suore. E’ il 2007, quando durante un incontro Stefano Picchi, dirigente di Porcari, gli propone di tornare ad allenare al Palasuore. Berti e i dirigenti si impegnano per mettere insieme un team femminile che vince tutte le partite, compreso la finale nazionale Uisp a Norcia. Dalla C si passa in B.
“Ricordo con grande piacere quella stagione – dice Berti – la squadra era seguita da tutto il paese, in palestra non ci si entrava durante le partite, c’era grande entusiasmo e arrivarono anche alcuni sponsor. Quello era l’anno in cui il Basket Le Mura Lucca con Diamanti vinse il campionato di B1 da rullo compressore. Ma perse una partita e allora rammento un titolo di giornale che diceva “Ora è il Bf Porcari l’unica squadra imbattuta”.
Nel 2009 Berti viene eletto vicesindaco a Chiesina e si prende un anno di pausa, ma lontano dai canestri non sa stare. A Porcari lo vedono in occasione delle partite e l’anno successivo rientra. Guida l’Under 17 e in contemporanea la squadra di Monsummano che vince il campionato di Promozione. Nel 2010 a Porcari torna alla guida della prima squadra che mantiene fino a oggi.
La casa del Palasuore. “Il PalaSuore – spiega il coach di Chiesina – è casa mia, questo è un posto diverso dove fare basket e il mio modo di lavorare in palestra si sposa con la filosofia di questo ambiente. Non c’è lo stress del risultato a tutti i costi, qui è più importante la crescita della persona, il rapporto che si crea, il gruppo. Abbiamo rigenerato tante ragazze che altrove avevano perso stimoli e passione per il basket e che invece con noi li hanno ritrovati. Qui non puoi fare il dipendente con l’orologio in mano, bisogna capire il contesto e si fa presto a imparare quando vedi che la palestra è più pulita del salotto di casa tua e lo stesso gli spogliatoi”.
Una passione infinita. Trentadue anni dopo aver aperto la porta del palasport di Chiesina, Berti continua a divertirsi con la pallacanestro. Quest’anno guida la squadra che affronta il campionato di Promozione: “Si sta creando una discreta simbiosi con le ragazze – spiega il coach – alla fine di questa stagione sono sicuro che potremo dire che Porcari avrà la prima squadra per almeno cinque anni. Questo perché c’è un bel gruppo di amiche nel quale via via potranno entrare altre ragazze più giovani. Un errore comune dei giovani allenatori è quello di pensare solo a sfruttare il momento, puntare a vincere il campionato per affermarsi individualmente. Una logica che a Porcari non esiste. Ecco perché se avessi una figlia appassionata di basket vorrei che crescesse e giocasse in questa ambiente, con questa maglia”.
Il giorno che cantò l’Ave Maria. Se ne va Berti, se ne deve andare, è l’ora dell’allenamento. C’è solo il tempo per un ricordo. Anno 2000, l’ultimo ad Altopascio: si sposa una delle sue ragazze, Tiziana Collodi, e il coach e le compagne di squadra le preparano una sorpresa che si concretizza in chiesa, durante le nozze: Berti dà sfogo a un’altra delle sue passioni e canta per gli sposi l’Ave Maria di Schubert. E’ di più, molto di più, di un canestro da tre punti sulla sirena.